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ANNO XXVII. (rennato-Giugno 1922. oi 1-6.
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RASSEGNA CRITICA
DELLA
LETTERATURA ITALIANA —
PUBBLICATA © DA
E. PERCOPO, F. TORRACA e N. ZINGARELLI
e.
Periodico semestrale
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, che non I’ avessero ancor fatto, di voler inviare 1’ importo del loro abbonamento per
il 1922 (lire 20 in Italia; L. 25 all’Estero) all’ Amministrazione, dirigendo al Prof. E. Pèrcopo (Napoli, Pignaseca, 63)
NAPOLI
TIPOGRAFIA DEGLI ARTIGIANELLI se” S. Raffaele a Materdet, 18
1922
Pubblicato il 20 luglio 1922
Sì pregano i nostri associati
SOMMARIO
Comunicazioni :
E. PROTO. al dei beati nelle sfere del Pa-
radiso dantesco. T. L. RIZZO. — Di alcune incoerenze artistiche nella lirica del: Leopardi. 2. Le Ricordanze ed altre poesie .
Recensioni : |
‘ L. RUSSO.— I. G. GENTILE, G. Bruno e il pensiero del
| Rinascimento. — II. V. SPAMPANATO, Vita dì G. Bruno.
— III. C. DENTICE D'ACCADIA, 7. Campanella. — IV. L.
BLANCHET, Campanella. — V.G. TOFFANIN, La fine del-
l’umanesimo ; Machiavelli e il Taucitismo.. . ;
G. TOFFAN IN. — D. ALIGHIERI, La l/ivina Commedia, com-
mentata da C. STEINER. I. L' IRICPO, II. Il die III. Il Paradiso. P
G. BROGNOLIGO. — Di dicune pubbticazioni RAT dar il
centenario dantesco : : ; ; ;
Bollettino bibliografico :
A. MANZONI. — Carteggio, a cura di G. Srorza e G. GAL- LAVRESI : 1822-1831 (A. Medin).
A. ANZILOTTI. — Gioberti (G. Paladino).
G. RoTONDI. -- F. Frezzi (E. Filippini).
C. Saror.— Sul “ Galeotto Manfredi ” tragedia di V. Monti (E. Scolarici) i
A. TORTORETO. — Il TIT andicipalo (a. Saopa):
G. ToMMASINO. — Tra umanisti e filosofi. “ Una nobile fi- gura sessana di letterato e di uomo attraverso l’epoca del pieno Rinascimento: “ Philalethes ,, (G. Paladino).
N. BUSETTO. — La composizione dellu “ Pentecoste ,, di A. Manzoni (L. Cuccurullo) . ? P ì A
- Annunzi sommari :
Si parla di: V. Spampanato, L. Messedaglia, H. Quigley, ‘E. Filippini, I. Costanza, P. Verrua, N. Busetto, P. Nardi, A. Medin, A. Vannini, Em. ed Enr. Moroncini
Varietà :
R. ZAGARIA.— Tra classicisti ed ES Lettere inedite di P. Metastasio, U. Lampredi, C. Botta, F. Salfi, P. Gior- dani (In continuazione) é ” ; ì :
» «pag.
16
45
74
95
136
142
RASSEGNA CRITICA DELLA LETTERATURA ITALIANA
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VoL. XXVII, 1922
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4
RASSEGNA CRITICA
DELLA
LETTERATURA ITALIANA
PUBBLICATA DA
KE. PERCOPO, F. TORRACA e N. ZINGARELLI
Anno XXVII, 1022
COLLABORATORI : 9
N. ADDAMIANO, G. BROGNOLIGO, E. CIAFARDINI, L. CUCCURULLO, C. FagGIANO, E. FILIPPINI, A. MEDIN, G. PaLaDINO, E. PÈRCOPO, .E. Proto, T. L. Rizzo, L. Russo, E. SCOLARICI, G. Scopa, G. TOFFANIN, R. ZAGARIA, N. ZINGARELLI.
NAPOLI
TIPOGRAFIA DEGLI ARTIGIANELLI | Ss. Raffaele a Materdei, 15
1922
- B. COM LIBERMA SEPTEMBER 1328 17636
INDICE DEL VOLUME XXVII (1922)
+ —-.
COMUNICAZIONI
Proto (E.). — L’apparizione dei beati nelle sfere del Para- diso dantesco ‘ . :
Rizzo (T. L.). — Di alcune incoerenze artistiche nella lirica del Leopardi. 2. Le Ricordanze ed altre poesie
CIAFARDINI (E.). — La colpa di Brunetto )
FAGGIANO (C.). — L’Orco, poemetto inedito di V. Padula (Continua)
PERCOPO (E.). — Tre canzoni pastorali inedite di L, Tansillo
ZINGARELLI (N.).— La falsa attribuzione del Fiore a D. Ali- ghieri (A proposito di vecchie e nuove pubblicazioni).
RECENSIONI
L. Russo. — I. G. Gentile, G. Bruno e il pensiero del Rina- scimento ; II. V. Spampanato, Vita di G. Bruno; III. C. Dentice d’Accadia, 7. Campanella; IV. L. Blanchet, Campanella ; V. G. Toffanin, La tuali dell’ u- manesimo ; Machiavelli e il tacitismo . G. TOFFANIN. — D. Alighieri, La divina Commedia, commen- tata da C. Steiner G. BrogNOLIGO. — Di alcune pubblicazioni venda per al cen tenario dantesco . ile : N. ZINGARELLI. — I. F. Torraca, Nuovi studi dantesché ; E. G. Parodi, Poesia e storia nella * D. a di -HI. G. Bertoldi, Nostra maggior Musa N. ADDAMIANO.— I. H. Chamard, Les origines de la Do francaise de la Renaissance; II. P. de Nolhac, Ron- sard et V humanisme . 5 ; ; : SA
247
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NUOVE PUBBLICAZIONI DI STORIA LETTERARIA I ITA-
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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO
. MANZONI, Carteggio, a cura di G. Sforza e G. Gallavresi :
1822-1831 (A. Medin) .
. ANZILOTTI, Gioberti (G. Paladino)
. ROTONDI, F. Frezzi (E. Filippini) î . SEROI, Sul “ Galeotto Manfredi, di V. Monti E. Scalarici) . TORTORETO, Il secentismo anticipato (G. Scopa) : . TOMMASINO, Tra umanisti e filosofi ecc. (G. Paladinv) . . BusETTO, La composizione della “ Pentecoste , di A. Mun-
zoni (L. Cuccurullo)
. MANGINI, PF. D. Guerrazzi ; F. MARTINI, Due dell’ sine
il Guerrazzi e il Broffer io; G. RABIZZANI, Guerrazzi in Sterne in Italia (R. Zagaria):
\
ANNUNZI SOMMARI
: Spampanato, Il culto di Dante nel Campunella (p. 136).
-- L. Messedaglia, Bibliografia di A. Messedaglia (p. 137). — H. Quiglev, Italy and the rise of a nei
school of criticism in the 18th century (p. 138). E. Filippini, Studi frezziani (p. 139). — I. Costanza, La leggenda di S. Martino nel Medio Evo (p. 140). -- P. Verrua, L'università di Padora circa il 1488 nel- UV “ Opusculum scribendi epistolas , di F. Negri (p. 141). — P. Nardi, Antichissima poesia religiosa nuovu- mente stampata (p. 141). — A. Medin, Nuovi appunti sulla leggenda di S. Eligio (p. 142). — A. Medin, Cristo e Satana (p. 142). — A. Vannini, Notizie intorno alla vi. e all opera di C. Cittadini (p. 142). — EM. Moron- cini, /l Baretti artista; ENR. Moroncini, A. de Musset e V Italia ue 143).-- L. Pessina, La figura di Dunte . 144). — N. Busetto, La poesia di Dante (p. 045).
VARIETÀ ZAGARIA. — “ Tra classicisti ed arcadi ,. Lettere inedite di P. Metastasio. U. Lampredi, C. Botta. F. Salfi, P.
Giordani (Continuazione e fine) . PALADINO. — Aneddoto leopardiano.
LIANA (I e II semestre 1922) .
APPUNTI E NOTIZIE .
“ 116 “118 so 119 , 122 5 129 so 131 s 133 no 262 146,269 n 290 n 292 , 311
INDICE ALFABETICO
delle ‘ Recensioni ” del ‘ Bollettino bibliografico ,,, degli “ Annunzi sommari,, e delle ‘‘ Notizie ed Appunti,,
. ALIGHIERI D. )) “D. Commedia ,, commentata da C. STEINER, p. 74. (‘fr. Avena, Barbarani, Bashford, Belloni, Bertoldi, Biagi, Bolla, Borgatti, Brognoligo, Busetto, Car- cereri, Carducci, Cian, D'Angeli, Dante e Verona, Dovrez, Fabris, Faiani, Fiocco, Fontana, France- schini, Gambarin, Garibotto, Ga- speroni, Genealogia A. fum. Ali- ghieri, Lazzarini, Mazzoni, Mi- struzzi, Monterumici, Olivieri, Pa- rodi, Pellegrini, Pessina, Pilot, Pomello, Rumor, Scolari, Serego- Alighieri, Serena, Simeoni, Spam- panato, 'l'orraca, Zabughin.
ALIGHIERI ‘Dante 111): v., Mistruzzi.
ALIGHIERI (* Dantino ,): v. Pomello.
ALIGRIERI (Jacopo di Pietro 111): v. Pellegrini.
ANZILOTTI (A.), Gioberti, p. 118.
AVENA (A.) Za salma e la tonba di Cangrande | dellu Scala, p. 55.
SJARBARANI (E.), Verona in Dante e Dante in Verona, p. 95.
BARETTI ((G.): v. Moroncini (Em.).
BasHFORD DEAN, The equestrean effiyy of Can Grande della Scala, p. 95.
BELLONI (A.), Nuore osservazioni sulla
dimora Ai Dante in Padova, p. 95; Dante e il suo eroe, ivi.
RERTOLBI (A.), Nostra maggior Musa, p. 247.
BraGt (V.), La renuta di Dante a Ve- rona e la disputa qui sostenuta, p. 96,
BLANCHET (L.), Campanella, p. 45.
BoLLa (6.), Dal canto di Farinata,p.96,
BoraaTTI (M.),l’eschiera scalig., p. 95.
BrogxoLiuo ((i.), Le feste danterche
nel 1K65 nelle provincie venete, p. 95.
Bruwo (G.): v. Gentile, Spampanato.
BuserTo (N.), La composizione della
° Pentecoste, di A. Manzoni, p. 133:
Lu poesia di Danie, p. 145.
CAMPANELLA (T.): v. Blanchet, Den- tice d’Accadia, Spampanato.
CARCERERI (L.), Politica dantesca e politica scaligera, p. 95 ; La giusti- zia di Dante, ivi.
CARDUCCI (G.), Gli uccenni a Dunte nella prima lezione universitaria, p. 96.
CesaRI f(A.): v. Mazzoni.
CHAMARD (H.), Les origines de la poesie francaise de la Renaissance, p. 959.
ClaN (V.), Dante e Cangrande della Scala, p. 95. .
CIPOLLA. (F.): v. Fontana.
Crrrapini (C.): v. Vannini.
costanza (IL), La leggenda di S. Martino nel medio evo, p. 140.
D'AxoeLI (AL), L'estetica musicale ci Dante, p. 96.
Punte e Verona. Studi pubblicati a cura di A. Avena e P. di Serego Alighieri, p. 95.
DexticE D'AccADIA (C.), 7. Campa- nella, p. 45.
Dorez (L.), Dante et les seigneurs della Scala dans la litter. franc. du XVIe sitcele, p. 95.
Fasris (G.), Il simbolismo nel * pro- logo » della * D. Commedia ,, p. 96.
FAIANI (A.), Verona nella vita di Dante, p. 95:; Dunte e l'Adige, ivi.
FrLIcIANO (F.): v. Fiocco.
FiLippini (E.), Studi frezziuni, p. 139.
Frocco ((G.), L’ammirazione di un umanista veronese per Dunte, p. 95.
FLORIMONTE ((G.): v. Tommasino.
FONTANA (V.), IL conte F. Cipolla e i suoi studi intorno la © ID. Com- media ,, p. 263 L' idea politica di Dante nella storia del Risorgimento dal 1821 al 1921, p. 96.
FRANCESCHINI ((.), Ricordi danteschi di Vicenza, p. 96.
PERI (F.): v. Filippini, Rotondi.
GAMBARIN (G.), Per la fortuna di D. nel Veneto nella prima metà del- P Ottocento, p. 95.
GaRIBOTTO (C.), “ Za concubina di.
Titone antico ,, secondo Vl inter- pretazione di S. Maffei, p. 95. ‘GasPERONI (G.), Gli studi danteschi a Verona nella seconda metà del
700, p. 95.
. Genealogia della famiglia Alighieri e di serego Alighieri, p. 95.
GENTILE (G.), G. Bruno e il pensiero del Rinascimento, p. 45.
GIOBERTI (V.): v. Anzilotti.
‘GUERRAZZI (F.D.): v. Mangini, Mar- tini, Rabizzani.
LAZZARINI (V.), Z più antichi codici di Dante în Venezia, p. 95.
Leggenda di S. Eligio : v. Medin;
, — Cristo e Satana, v. Medin.
MACHIAVELLI (N.): v. Toffanin.
MAFFEI (S.): v. Garibotto.
MANGINI (A.), F. D. Guerrazzi, p.262.
MANZONI (A), Carteggio, p. 116; v. Busetto.
MARTINI (F.), Due dell’ estrema : il Guerrazzi e il Brofferio, p. 262. Mazzoni (G.), Sopra le “ Bellezze della Commedia di Dante, di
A. Cesari, p. 95.
MEDIN (A.), Nuovi appunti sulla leggenda di S. Eligio, p. 142; Cristo e Satana, ivi.
MESSEDAGLIA(A.): v. Messedaglia (L.).
MesseDAGLIA (L.), Bibliografia di A. Messedaglia, p. 137.
MistRUzzI (V.), Dante 111 Alighie- ri, p. 95.
MONTERUMICI (A.), Dunte e Gaia da Camino, p. 95.
MONTI (V.): v. Sgroi.
MORONCINI (Em.), // Baretti artista, p. 143.
MoroxciNI (Enr.), A. de Musset e P Italia, p. 148.
MuSSET (A. DE) e ? Ztalia : v. Moron-
cini (Em.).
NARDI (P.), Antichissima poesia re- ligiosa nuovamente stampata, p. 141.
NEGRI (F.): v. Verrua.
NoLHac (P. DE), Ronsard et l hu- manisme, p. 252.
OLIVIERI (D.), Conferenza... nel VI
centenario della morte di Dante, p. 96.
PARODI (E. G.), Poesia e storia nella
“* D. Commedia ,, p. 247-
|
PELLEGRINI (F1.),facopo di Pietro 111 Alighieri rimatore, p. 95.
Pessina (L.), La figura di Dante, p. 144
— PILOT (A.), Lettere inedite di lette-
rati veneti a G. Ghivizzani, p. 95. PomeLLO (0.), Dantino, p. 96. QuiaLEY (H.), Ztaly and the rise of
a neu: school of criticism in th
18th century, p. 138. |
RABIZZANI (G.), Guerrazzi in Sterne in Italia, p. 262.
Rinascimento: v. Gentile, Nolhac (De), Tommasino.
Risorgimento: v.Fontana,Gambarin.
Ronsarp e il Rinascimento : v. Nol- hac (De).
RoronpI (G.), F. Frezzi, p. 118.
Rumor (8S.), /l culto di Dante a Vicenza, p. 96. .
SCOLARI (A.), La poesia dell’ estasi nella terza cantica, p. 98.
Secentismo : v. Tortoreto.
SEREGO-ALIGHIERI (P.), Per la storia della villa Alighieri a Gargagna- 90, p. 95.
SERENA (A.), Dante a Treviso, p. 95.
Settecento : v° Quiglev.
Serol (C.), Sul “ Galeotto Manfre- di , di V. Monti, p. 122.
Simeoni (L.), Verona ai tempi di Dante, p. 95.
SPAMPANATO (V.), Il culto di Dante nel Campanella, p. 136; Vita di G. Bruno, p. 45.
Tacitismo: v. Toffanin.
ToFFANIN (G.}, La fine dell Uma- nesimo, p. 45; Machiavelli e îl Tacitismo, p. 45. i
Tommasino (G.,, Tra umanisti e fi- losofi, “ Una nobile figura sessa- na di letterato e di uomo, attra- verso l’ epoca del pieno Kinasci- mento : Philalethes, p. 181.
ToRRACA (F.), Nuovi studi dante- schi, p. 247. i
TORTORETO (A.), /l secentismo anti cipato, p. 129.
Umanesimo : v. Toffanin.
VANNINI (A.), Notizie intorno alla vita e all'opera di C. Cittadina, p. 142.
VERRUA (P.), L'università di Pa- dova circa il 1488 nell’ “ Opuscu- lum scribendìi epistolas , di F. Negri, p. 141.
ZaBU@RIN (Vl.), L'arte del minio veronese al tempo di Dante, p.96.
L'APPARIZIONE DEI BEATFI NELLE SFERE DEL “ PARADISO , DANTESCO
All’ apparir degli spiriti nella Luna, Dante, benchè non l’esprima, mostra il desiderio di esser chiarito di quell’ ap- parizione. E Beatrice, che se ne accorge, gli dice (Par., IV, 22 sgg.):
Ancor di dubitar ti dà cagione Parer tornarsi l’ anime alle stelle, Secondo la sentenza di Platone... Dei Serafin colui che più s’ india, Moisè, Samuel, e quel Giovanni, Che prenden vuoli, io dico, non Maria, Non hanno in altro cielo i loro scanni, Che questi spirti che mo t’ appariro, Nè hanno all’ esser lor più o meno anpi; Ma tutti fanno bello il primo giro, E differentemente han dolce vita, Per sentir più. e men l’ Eterno. Spiro. Qui si mostraro, non perchè sortita Sia questa spera lor, ma per far segno ‘ Della celestial c' ha men salita.
Dunque, l’ apparizione dei beati nelle sfere è fatta per mostrare sensibilmente il grado di beatitudine, di cui ciascuno gode nell’ “ Empireo ,, dove D. li rivedrà (Par., XXX, 44-45) :
in quegli aspetti Ch'egli vedra all’ ultima giustizia.
Rass. crit., XXVII. 1
LASA
RASSEGNA CRITICA “ Così ,, aggiunge Beatrice (IV, 40-42) :
Così parlar conviensi al vostro ingegno, . Però che solo da sensato apprende Ciò che fa poscia d’ intelletto degno.
In tal modo i beati si mostrano nelle sfere, avvolti di luce, il cui fulgore cresce sempre più, secondo che si ascende, dalla Luna al Cielo stellato. Ma l’ apparizione dei beati'nelle sfere non è fatta a mostrare soltanto il loro grado di beatitu- dine; ma anche la causa di essa e cioè l’ influenza della stella, e, relativamente ad essa, la virtù, il cui esercizio ottiene
per premio tal grado di beatitudine (1). Alla virtù necessa-
riamente deve congiungersi il dono dello Spirito Santo ad essa corrispondente; perchè non vi è perfezione di virtù, senza la carità, senza della quale non vi può esser salvezza. ‘Oltre alla dottrina teologica, che lo impone, c° è il passo de cisivo del Par. (XIX, 13 14):
per esser giusto e pio Son io qui esaltato...;
dove è certamente indicata la virtù (“ giustizia ,) insieme col dono (“ pietà ,); che mostra come D., non potette, nè poteva, prescindere, nel suo ordinamento del Paradiso, dalla causa principal: della beatitudine. che è la perfezione della virtù per il dono dello Spirito Santo.
Su di questo, almeno, lasciando tutte le discussioni par- ticolari sul criterio di distribuzione dei beati, grazie a Dio, pare che ormai si sia tutti d° accordo !
Orbene, d'onde prese D. il concetto, l'idea di fare ap- parire i beati nelle sfere. per indicare con quell’ apparizione
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(1) Cfr. E. G. Paropi, La costruzione e l ordinamento del Par. dant. (estr. dagli Studi letterari e linguistici ded. a P. Rajua, Firenze, 1911); G. BusneiLI, // concetto e l’ordine del Par. dant., P. II: “ L'ordine ,. Città di Castello, Lapi, 1912.
LÌ
DELLA LETTERATURA ITALIANA 3
il grado di beatitudine e quindi la virtù da essi esercitata e perfezionata dal dono relativo? |, |
Quanto alla sola apparizione dei beati nei. sfere, Bea- trice previene la supposizione, che possa trattarsi della dot- trina del “ tornarsi l’ anime alle stelle ,,, secondo la sentenza di Platone. È soggiunge (IV, 49-54):
Quel che Timeo dell’ anime argomenta, Non è simile a ciò che qui si vede, Però che, come dice, par che senta.
Dice che l’ alma alla sua stella riede, Credendo quella quindi esser decisa, Quando natura per forma la diede.
Fra le due dottrine corre questa differenza, che, per Platone, l’ anima ritorna alla propria stella, d’ onde si mosse per scendere in vita; mentre, per D., la presenza delle anime nelle stelle è solo provvisoria, per dimostrazione sensibile di una situazione spirituale. Ma D. vuole in certo modo spiegar benevolmente la dottrina platonica, in modo da av- vicinarla, quanto più è possibile, alla sua ; perciò soggiunge. (1V, 65-60):
E forse sua sentenza è d’altra guisa Che la voce non sona, ed esser puote Con intenzion da non esser derisa.
S’ egl’ intende tornare a queste rote L’ onor della influenza e ’1 biasmo, forse In alcun vero suo arco percuote.
Ora, io non voglio entrare qui nella grave questione se D. conoscesse il Timeo, e, se non lo conosceva, d' onde traesse la notizia della corrispondente dottrina delle anime. Dico subito che a me pare che D. non avesse bisogno di conoscer direttamente il dialogo platonico, nella versione di ' Calcidio (non parliamo del frammento della versione di Ci- cerone, perchè da lui non conosciuto (1) ); perchè quella dot-
(1) Cfr. A. Mancini in Bull. Soc. dant. ital., XIV, 209.
+ RASSEGNA CRITICA
‘trina la trovava esposta largamente in molti autori da lui conosciuti e specialmente, come ben dice il Torraca, nel Commentario di Macrobio al Sogno di Scipione. Il quale (1. I, cap. x1), riportando le tre opinioni intorno alle divi- sioni dell’ universo, si ferma all’ ultima (della quale yli sem- bra più amica la ragione: “ amicior est ratio ,,), che divide l'universo in due parti: nel cielo propriamente detto, che sarebbe la sfera delle stelle fisse, e tutto il resto, cioè le sette sfere dei pianeti ed anche la terra. Adunque, secondo questa dottrina, le anime, beate e libere da ogni contagione di qualsiasi corpo, posseggono il cielo (delle stelle fisse) :
“ Quae vero appetentiam corporis et huius quam in terris vi- tam vocamus ab illa specula altissima et perpetua luce despiciens desiderio latenti cogitaverit, pondere ipso terrenae cogitationis paulatim in inferiora delabitur. Nec subito hac perfecta incorpo- ralitate luteum corpus induitur; sed sensim per tacita detrimenta et longiorem simplicis et absolutissimae puritatis recessum in quae- dam siderei corporis incrementa turgescit, in singulis enim sphaeris, quae caelo subiectae sunt, aetherea obvolutione vestiturj; ut per eas gradatim societati huius indumenti terrei concilietur. Et ideo totidem mortibus, quot sphaeras transit, ad hanc pervenit quae in terris vita vocitatur ,.
E più in là (cap. XII), spiegando questa successiva ve- stizione everea, nelle singole sfere, scrive :
“ Hoc ergo primo pondere de Zodiaco et lacteo ad subiectas usque sphaeras anima delapsa dum et per illas labitur in singulis non solum (ut iam diximus) luminosi corporis amicitur accessu ; sed et singulos motus, quos in exercitio est habitura, producit: in Saturni, ratiocinationem et intelligentiam, quod Aoywowxov et dew- entizòv vocant: in Iovis, vim agendi, quod agaxuxòv dicitur: in Martis, animositatis ardorem, quod &vuxòv noncupatur: in Solis, sentiendi opinandique naturam, yuod aldntixòv et pavruotixov ap- pellant : desiderii vero motum, quod èémdvunuxòv vocatur, in Veneris: pronuntiandi et interpretandi quae sentiat, quod éeunvevrxov dicitur, in orbe Mercurii: quuzòv vero, id est, naturarr plantandi et agendi corpora, ingressu globi lunaris exercet. Et est haec sicut a divinis
[nd
DELLA LETTERATURA ITALIANA 5)
ultima, ita* in nostris terrenisque omnibus prima, corpus enim hoc sicut faex rerum divinarum est, ita animalis est prima substantia. Et haec est differentia inter terrena ‘corpora et supera, coeli dico et siderum aliorumque elementorum ; quod illa quidem sursum ar- cessita sunt ad animae sedem et immortalitatem ex ipsa natura regionis et sublimitatis imitatione emeruerunt: ad haec vero ter- rena corpora anima ipsa deducitur, et ideo mori creditur cum in caducam regionem et in sedem mortalitatis includitur... cum rursus e corpore ubi meruerit contagione vitiorum penitus eliminata pur- gari, ad perennis vitae lucem restituta in integrum revertatur... ,.
Questo brano importante di Macrobio potrebbe giusti- ficare la spiegazione ipotetica dantesca della dottrina pla- tonica; perchè è chiaro che l’ anima, nelle successive ve- stizioni nei pianeti, prendea in essi quei singoli moti, che dovea esercitar poi nella vita, e quindi si potea far risalire al pianeta il biasimo o il merito di quell’ apprensione : e perciò “ in alcun vero suo arco percuoterebbe. ,,
Ma questo stesso passo potrebbe anche far sorgere il dubbio di avere in qualche modo ispirata l’ apparizione dantesca delle anime nelle sfere; sì perchè l'anima si vestiva nella sfera del pianeta di un corpo etereo luminoso (come io credo e tentai di dimostrare, che avvenga degli spiriti beati danteschi (1) ), sì perchè l’ anima, risalendo al cielo, alla sua stella, che dovea esser sua sede eterna, do- vea sostare nei pianeti, per svestirsi di quelle “involuzioni, eteree, di cui si era vestita, scendendo, per ritornare pura e libera da ogni contagio di corpo, come prima, alla sua sede. |
Se non che, c' è sempre una grandissima differenza ; perchè in Macrobio l'anima, come, man mano che discen- de, si veste di un nuovo corpo etereo luminoso, nelle succes- sive sfere dei pianeti, e assume in esse, successivamente, quelle attitudini, che dovrà esercitare poi nella vita quag-
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(1) Cfr. E. Proto, La concezione del Par. dant., in Giorn. dant. XVIII, 87.
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giù; così, risalendo, deve lasciare quelle . attitudini e sve- stirsi del corpo luminoso, successivamente, in ogni sfera ; mentre, nella visione dantesca, l’anima appare solo mo- mentaneamente nel corpo luminoso assunto in quella sfera, di cui avea subita l'influenza in vita.
Ad ogni modo, pure ammettendo una lontana relazio- ne fra la dottrina di Macrobio e quella di D., essa deve limitarsi a ciò che si è detto, cioè all’apparizione dei beati nella sfera, di cui sentirono |’ influenza : ma resta sempre il problema più grave, d'onde prendesse D. il concetto di mostrar con quell’apparizione, oltre che la influenza dei pia- neti, anche la virtù, che i beati ebbero, nell’ esercizio della quale, perfezionata dal dono dello Spirito Santo, essi me- ritarono quel grado di beatitudine segnato dal pianeta ? Insomma, e in breve, d’ onde prese D. il concetto di indi- car con le stelle le virtù perfezionate dai doni, che quei beati, che vi appaiono, ebbero in vita ?
Che i santi, i beati siano rappresentati o indicati sotto forma di luci, di splendori, di stelle ecc., è ormai risaputo: anzi è notissimo il brano di un’ epistola di S. Paolo (Ad Corinth., I, xv, 41: “ Alia claritas solis, alia claritas lunae, ‘ et alia claritas stellarum. Stella enim a stella differt in claritate ,), in cui quasi tutti gli esegeti cattolici vedono indicati nel sole il Cristo, nella luna la Vergine e nelle stelle i santi. Ma se questo brano può servire a spiegare l'apparizione dei beati nel Cielo stellato, non può servire al caso nostro ; perchè ivi le stelle sono i santi, non le virtù, nelle quali appaiono le schiere dei beati, che l’ eser- citarono ! Certo, non è nuova l’idea di simboleggiare le virtù nelle stelle : lo stesso D. ci mostra le quattro e le tre luci sante, che splendono in cielo al principio del Pur- gatorio simboleggianti le sette virtù ; le quali poi sulla cima si mostrano in forma di sette donne, che dicon di sè (XXXI, 106): “ Noi sem qui ninfe e nel ciel semo stel- le ,,, Tutto questo non ci deve far meraviglia; chè il cielo si può dir pieno di ninfe, se non di altre donne, tra- sformate in astri : basta ricordar Callisto, Cinosura, Elice,
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Cassiopea, Andromeda ecc. ; ma specialmente (e ne vedremo la ragione) le Pleiadi, le sette figlie di Atlante trasformate in stelle (1). E quanto a donne simboleggianti virtù, nep- pure siam di fronte ad una invenzione nuova ; perchè (tralasciando qualche esempio classico?, cominciando da Pradenzio + Marciano Capella e passando (oltre alle loro imitazioni) per l’ Anticlaudianus e il Roman de la Rose, sì giunge alla Introduzione alle Virtù e al Tesoretto (2), per dir solo delle opere più importanti. Quindi, pon vi può esser per questo che l’ imbarazzo della scelta.
Ora, poichè si hanno donne = stelle e donne = virtù, si | può trarre la terza eguaglianza di stelle = virtù. Ma, in- vece, si hanno esempi diretti di stelle simboleggianti virtù. Nell’ Etica Nicomachea, ove si parla della giustizia gene- rale (lib. V, lez. 2, dell’ “antiqua translatio ,,), Aristotele così scrive : “ Ipsa quidem igitur justitia virtus quidem est perfecta, sed non simpliciter, sed ad alterum. Et propter hoc multoties praeclarissima virtutum esse videtur justitia, et neque hesperus neque lucifer ita admirabilis...,, (3).
Passando agli scrittori sacri, la stella del mattino ha anche significato simbolico. Nel Libro di Job (XI, 17) si dice : “ Et cum te consummatum putaveris, oriens ut lu- cifer ,; ove S. Gregorio (Moral. în expos. B. Job., |. X, xvi, $ 34) vede indicata la vita del giusto: “ Recte autem lucifero justi vita comparatur ,. Nell’ Apocal?ssi sì dice una prima volta (II, 28): “... et dabo illi stellam ma- tutinam ,, dove il Commento pseudoaugustiniano vede fi- gurata la “... primam resurrectionem, quae, per gratiam baptismi fit ,,, E il Commento attribuito a S. Tommaso vi vede figurata la “... primam stolam, quae dicitur stella, propter olaritatem contemplationis, matutina, propter in-
(1) Cfr. Hyan, Poet. Astron., l. II; Ovipio, Fasti, IV, 169 sgg., V, 83 sgg., 105 segg. (2) Cfr. un mio scritto sull’ Introduzione alle o Virtù, in Studi medievali, vo). III, fasc. 1, pp. 1 segg. (3) Cfr. Daxre, De monarchia, I, 11.
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choationem beatitudinis et terminationem totius poenalita- tis...,. E lascio altri luoghi, dove il Cristo dice sè stesso la “ stella del mattino ,,.
Ma, lasciando stare Lucifero, anche le stelle in gene- rale hanno significato simbolico di virtù. Infatti, S. Ber- nardo, nel sermone XXVII, sulla Cantica (“ De ornatu sponsac et qualiter anima sancta coelum dicatur ,), dice che le stelle significano le virtù: “ Est ergo coelum sancta aliqua anima, habens solem intellectum, lunam fidem astra virtutes... Porro stellas dixisse virtutes non me poenitet, consjderantem congruentiam similitudinis. Quomodo nempe stellae in nocte lucent, in die latent: sic vera virtus, quae saepe in prosperis non apparet, eminet in adversis. ,,
E lo stesso S. Bernardo, nel sermone “ De duodecim praerogativis B. Virginis Mariae ,,, al versetto 1, cap. XII dell’Apocalissi : “ In capite eius corona stellarum duode- cim ,, spiega queste dodici stelle come le dodici virtù di Maria. Questa spiegazione delle dodici stelle dell’ Apoca/issi, come simboli delle dodici virtù della Vergine, è accolta da quasi tutta l' esegesi cattolica. E anche il Commento pseudo- tomistico riferendosi appunto alla spiegazione di Bernardo, scrive : “ Hae duodecim stellae sunt secundum Bernardum duodecim praerogativae beatae Virginis ,; e segue spie- gandole singolarmente.
Ma non è questa la sola spiegazione del passo apo- calittico ; perché nella donna “amicta sole ,, con sotto i piedi la luna e coronata di dodici stelle, si vede figurata anche la Chiesa. E il citato Commento pseudotomistico, a questo punto, scrive : “Corona duodecim stellarum, idest duodecim fructus, ipsam reddentes victoriosam et cla- ram: de quibus Ga/at. 5. Fructus autem Spiritus, charitas, gaudium, pax, patientia, benignitas, mansuetudo, bonitas, longanimitas, fides, modestia, continentia, castitas,. Dunque, le dodici stelle simboleggiano i -dodici frutti dello Spirito Santo, di cui è adorna la Chiesa.
Ma c’è di più e di meglio.
Poichè, spiegando il vs. 31, cap. XXXVHI del Libro
iii i n iii
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di Job : “ Numquid conjungere valebis micantes stellas Pleiades, aut gyrum Arcturi poteris dissipare ?, S. Gregorio (Moral., 11 XXIX, $$ 67 74) scrive: “Sed cur ista lo- quimur, qui stimulo rationis urgemur, ut haec verba mysti- cis sensibus gravida cognoscamus ? Quid enim micantes Pleiades, quae et septem sunt, aliud quam sanctos omnes denuntiant, qui inter praesentis vitae tenebra3, saptiformis Spiritus gratiae nos lumine illustrant... ?,. Si comincia a delineare il significato dello Spirito settiforme nelle sette Pleiadi. Indi, passando ad Arturo, che sempre gira e non tramonta mai, dice che può significar la Chiesa che sem- pre s’ affatica, ma non soffre mai occaso. E segue: “ Est in Arcturo quod consideratius possimus intueri. In septem quidem stellis volvitur, et modo quidem tres ad summa elevat, atque ad' ima quatuor inclinat, modo quatuor supe- rius erigit, et tres inferius premit. Sancta quoque Ecclesia cum mod) in fidelibus Trinitatis notitiam, modo autem fi- delibus virtutès quatuor, id est prudentiam, fortitudinem, temperantiam, iustitiam praedicat, quasi rotatu praedica- tionis status sui speciem quodammodo immatat...,
Chi non vede qui la vicenda delle apparizioni delle stelle dantesche, di cui ora 89 ne mostrano quattro, ed ora tre ? E qui, solo che alla notizia della Trinità si sostitui- scano le tre virtù teologali, che alla Trinità appartengono, abbiamo appunto le sette virtù dantesche, che nel Paradiso terrestre poi appaiono ai fianchi della Chiesa.
Più in là S. Gregorio ripiglia a trattar del significato dello Pleiadi e di Arturo, scrivendo : “ Potest per Arcturum, qui a plaga frigoris nascitur, Lex, per Pleiades vero, quae ab oriente surgunt, Testamenti Novi gratia designari... Ple- iades vero quae ipsae quoque sicut superius diximus, se-. ptem sunt, Testamenti Novi gratiam tanto apertius indicant, quanto cuncti liquido cernimus, quod per illam fideles suos Spiritus sanctus septiformis numeris lumine illustrat...,,, E di poi aggiunge : “ Redemptor autem noster in carne ve- niens, Pleiades junzxit ; quia operationes septiformis Spiritus simul in se et cunctas manentes habuit... At vero conditor
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noster infirma nostra suscipiens, quia per divinitatis suae potentiam simul se habere omnes Sancti Spiritus virtutes edocuit, micantes proculdubio, Pleiades junxit... 00
Abbiamo, dunque, nella spiegazione di S. Gregorio, in- dicate nelle sette stelle di Arturo le virtù, e nelle Pleiadi le virtù, cioè i doni, dello Spirito Santo. Come sulla cima del Purgatorio (XXXII, 97-99) le sette donne-virtù appaiono coi sette candelabri in mano ; cioè le virtù si fondono coi sette doni dello Spirito settiforme (1) : e si noti che le donne si dicono ninfe ; il che ricorda appunto le Pleiadi, che furono le sette ninfe figlie di Atlante.
Ma tutto questo può servire (come dimostrerò in un prossimo studio) a spiegare il concetto dantesco di Venere e le sette stelle del Purgatorio; mentre qui ci troviamo di fronte ai sette pianeti, e quindi potremmo semplicemente avvertire una ispirazione, generale, di simboleggiar nelle stelle le virtù e i doni dello Spirito, ispirazione, che si aveva già nelle spiegazioni di S. Bernardo e in quelle di S. Tom-
maso ; anzi, nella prima spiegazione di S. Bernardo si avea .
il ide la luna, e le stelle, simboleggianti l' intelletto, la fede e le virtù cristiane.
Ma c’è di più: c'è un passo di S. Agostino, che a me sembra d’ importanza grandissima pel nostro argomento. S. Agostino, nelle Confessioni (lib. XIII, cap. XVIII), inda- gando il significato allegorico della creazione, viene a di- stinguere “ quae luminaria dividentia inter diem et noctem ,,; e scrive così (giova riferire per intero il capitolo):
“ 1. Ita, Domine, ita, oro te, oriatur sicuti facis, sicuti das hilaritatem et facultatem; oriatur de terra veritas, et iustitia de coelo respiciat, et fiant in firmamento luminaria. Frangamus esu- renti panem nostrum, et egenum sine tecto inducamus in domum nostram., Nudum vestiamus, et domesticos seminis nostri non de- spiciamus. Quibus in terra natis fructibus, vide, quia bonum est;
(1) Cfr. il mio lavoro su ZL’ Apocalissi nella D. C., Napoli, Pierro, 1905, pp. 28 sgg:
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et erumpat temporanea lux nostra; et de ista inferiori fruge actio- nis, in delicias contemplationis verbum vitae superius obtinentes, appareamus sicut luminaria in mundo, cohaerentes firmamento scri- pturae tuae. Ibi enim, nobiscum disputas, ut dividamus inter in- telligibilia et sensibilia tanquam inter diem et noctem, vel inter animas, alias intelligibilibus, alias sensibilibus deditas; ut iam non tu solus in abdito iudicationis tuae sicut antequam fieret firma- mentum, dividas inter lucem et tenebras; sed etiam spirituales tui, in eodem firmamento positi atque distincti manifestata per orbem gratia tua, luceant super terram, et dividant inter diem et noctem, et significent tempora; quia -vetera transierunt, et ecce facta sunt nova; et quia propior est nostra salus, quam cum cre- didimus; et quia nox praecessit, dies autem appropinquavit; et quia benedicis coronam anni tui, mittens operarios in messem tuam, in qua seminanda alii laboraverunt; mittens etiam alios in se- mentem ; cuius messis in fine est.
2. Ita das vota optanti, et benedicis annos iusti. Tu autem idem ipse es, et in annis tuis, qui non deficiunt, ortum praeparas annis transeuntibus. Aeterno quippe consilio, propriis temporibus bona coelestia das super terram. Quoniam quidem alii datur per Spiritum Sanctum sermo sapientiae, tanquam luminare maius, pro- pter eos qui perspicuae veritatis luce delectantur, tanquam in prin- cipio diei : alii autem sermo scientiae secundum eumdem Spiritum, tanquam luminare minus: alii, fides ; alii, donatio curationum ; alii, operationes virtutum ; alii, prophetia ; alii, diiudecatio spirituura ; alii, genera linguarum ; alii, interpretatio sermonum ; et haec omnia tanquam stellae. Omnia enim haec operatur unus atque idem Spi- ritus, dividens propria unicuique prout vult, et faciens apparere sidera in manifestatione ad utilitatem.
3. Sermo autem scientiae, qua continentur omnia sacramenta, quae variantur temporibus tanquam luna, et caeterae notitiae do-. norum, quae deinceps tanquam stellae commemoratae sunt ; quan- tum differunt ab illo candore sapientiae, quo gaudet praedictus dies! tanquam in principio noctis sunt. His enim sunt necessaria, quibus ille prudentissimus servus tuus non potuit loqui quasi spi- ritualibus, sed quasi carnalibus, ille qui et sapientiam loquitur inter perfectos : ut animalis homo, tanquam parvulus in Christo, lactis- que potator, donec roboretur ad solidum cibum, et aciem firmet ad solis aspectum, non habeat desertam noctem suam, sed luce lunae stellarumque contentus sit. Haec nobiscum disputas, sapien-
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tissime Deus noster, in libro tuo firmamento tuo : ut discernamus omnia contemplatione mirabili, quamvis adhuc in signis, et in tem- poribus, et in diebus, et in annis,.
Nel 1° paragr. s’' invita ad elevarsi dall’ azione alla contemplazione, ottenendo il verbo superiore della vita, nel firmamento della Scrittura. Ivi Dio con noi disputa, affin.
chè dividiamo gl’intelligibili dai sensibili, come fra il giorno ‘© la notte, ovvero le anime dedite alle cose intelligibili da quelle dedite alle sensibili : perchè non soltanto Egli, nel segreto del suo giudizio, divida la luce dalle tenebre, ma anche gli spirituali suoi, posti e distinti nello stesso firma- mento, risplendano sulla terra, e dividano il giorno dalla notte. . |
Nel 'paragr. 2° venendo a parlar di questi spirituali, avverte che Dio, con eterno consiglio, nei propri tempi, dà i beni celesti sulla terra. Poichè ad uno è dato per lo Spi- rito Santo il sermone della sapienza, come “ luminare maggiore ,, per quelli che della luce della perspicua veri- tà si dilettano ; ad un altro il sermone della scienza, se- condo lo Spirito, come “ luminare minore ,,; ad un altro la fede; ad un altro il dono delle cure; ad un altro le opera- zioni delle virtù ; ad un altro la profezia; ad un altro il giudizio degli spiriti ; ad un altro i generi delle lingue; ad . un altro l’ interpretazione dei linguaggi: e tutte queste cose “ come stelle ,. E tutte opera dello stesso Spirito, che divide le proprie cose a chi vuole, e facendo apparir le stelle in manifestazione ad utilità (comune).
Siamo, dunque, in un simbolismo assai vicino a quello della Commedia : il sole, la luna e le stelle, che già nel sermone di S. Bernardo significano l’ intelletto, la fede e le virtù, risplendenti nel cielo dell'anima, qui passano a significare, evidentemente, le “ gratiae gratis datae , dallo Spirito Santo, secondo S. Paolo (Ad Corintà., I, x1I, 7-11), che lo Spirito fa risplendere sulla terra ad utilità comune, come gli astri risplendono nel firmamento.
Certo, c' è distinzione dai doni, o virtù, dello Spirito
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Santo, che servono alla salvezza propria e che sono simbo- leggiati nei pianeti, secondo la concezione dantesca. Ma qui, come avverte S. Tommaso, si tratta di qualche cosa di più : cioè, non del dono della sapienza o della scienza, che serve alla salvezza propria ; ma del sermone della sa- pienza o della scienza, che serve ai santi per la salvezza comune. Quindi, il più comprende il meno; e non è detto che (come sì potrebbe dimostrar facilmente) nei beati dan- teschi non ve ne siano di dotati di “ gratia gratis data ,, per la salvezza comune, se vi sono tanti fondatori di ordi- ni religiosi, tanti sapienti e santi benefattori dell'umanità!
Ad ogni modo, poichè già si avea nelle sette Pleiadi simbolaggiato lo Spirito settiforme, e già nella spiegazione di Bernardo il sole, la luna e le stelle assumevan signifi- cato di virtù cristiane, cioè di doni dello Spirito; la spie- gazione di S. ‘Agostino compie il concetto dei pianeti sim-